“Occuparsi di chi chiede aiuto per smettere di giocare d’azzardo significa occuparsi di una piccola parte del problema. Tutt’ora, chi si rivolge ai servizi, è una minima parte, circa meno
“Occuparsi di chi chiede aiuto per smettere di giocare d’azzardo significa occuparsi di una piccola parte del problema. Tutt’ora, chi si rivolge ai servizi, è una minima parte, circa meno del 5%. I giochi si fanno fuori dagli ambienti sanitari e si fanno con politiche pubbliche di contenimento dell’offerta e nella regolazione del gioco in denaro”.
Ad affermarlo il dottor Paolo Jarre Direttore del Dipartimento delle patologie da dipendenza della Asl Torino 3 in collaborazione con la campagna Se questo è un gioco.
“Tutto quello che viene offerto come gioco lecito in denaro in Italia non viene definito gioco d’azzardo – spiega – ma gioco di abilità con vincita o in altri modi ma in realtà è tutto gioco d’azzardo. Questa è una grande ipocrisia. Tutti i 50 tipi di giochi offerti sotto l’egida dei Monopoli di Stato tramite i concessionari, sia online che nelle sale, è gioco d’azzardo a tutti gli effetti perché si gioca con il denaro e l’esito dipende in gran parte dal caso.
Lo stato in modo sensato ha pensato di offrire il gioco come pratica lecita non si è limitato a regolare ma è diventato rapidamente socio d’impresa dei concessionari.
Tutti i giochi leciti in denaro fanno perdere chi li pratica. Lo Stato e i Monopoli parlano di spesa, come se si andasse al cinema, ma se si fanno i conti ci rendiamo conto velocemente che con una slot è possibile spendere diverse centinaia di euro. Per cui i soldi si perdono, e man mano che si gioca si perde quanto il banco ha stabilito.
Cambiano le modalità tra giochi ma si perde inesorabilmente.
Per non perdere al gioco ci si deve limitare a giocare tre volte nella vita, quindi non essere giocatori e renderci conto che il gioco serve solo a far vincere il banco.
Non esiste il gioco sociale, perché anche i luoghi nei quali si spaccia il gioco sociale come i bingo sono luoghi fatti per far perdere le persone e guadagnare chi i bingo li gestisce e dividere i soldi con lo Stato. Meglio pareggiare e non giocare affatto”.
PressGiochi
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