“La tecnologia delle piattaforme digitali non è più un ostacolo per la criminalità organizzata, tanto meno il sigillo di garanzia dei «Monopoli di Stato», che di solito accompagnano le piattaforme
“La tecnologia delle piattaforme digitali non è più un ostacolo per la criminalità organizzata, tanto meno il sigillo di garanzia dei «Monopoli di Stato», che di solito accompagnano le piattaforme digitali del gioco d’azzardo”.
Lo afferma l’on. del M5S Francesco Silvestri che insieme ad altri colleghi ha presentato una interpellanza urgente al Ministro dell’economia e delle finanze in merito all’inchiesta sul gioco online aperta dalla DNA.
“Si apprende – scrivono i deputati – che presso le procure di Reggio Calabria, Bari e Catania sono state aperte tre inchieste coordinate dalla Direzione nazionale antimafia in relazione al gioco on line, la nuova frontiera delle mafie; si legge: «in carcere sono finiti importanti esponenti della criminalità organizzata ma anche diversi imprenditori che di fatto erano i prestanome dei clan. Dalle indagini, condotte anche dallo Scico di Roma, è emerso un giro d’affari superiore ai 4,5 miliardi di euro»;
si registrano sessantotto arresti (13 a Catania, 22 a Bari: si tratta di esponenti legati alle famiglie storiche della criminalità organizzata) e un’ottantina di perquisizioni eseguite, in sostanza le mafie si sono spartite e controllano il mercato della raccolta illecita delle scommesse on line;
«le tre procure contestano i reati di associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio, autoriciclaggio, illecita raccolta di scommesse on line e fraudolenta sottrazione ai prelievi fiscali dei relativi guadagni. In Calabria, in Sicilia e in Puglia il sistema è pressoché lo stesso: seguendo il percorso del denaro utilizzato per scommettere su internet, la Guardia di finanza è riuscita a ricostruire come i gruppi criminali coinvolti nell’inchiesta si sono spartiti e controllavano, con modalità mafiose, il mercato delle scommesse clandestine on line»;
è noto ormai che la tecnologia delle piattaforme digitali non è più un ostacolo per la criminalità organizzata, tanto meno il sigillo di garanzia dei «Monopoli di Stato», che di solito accompagnano le piattaforme digitali del gioco d’azzardo; parrebbe ultroneo evidenziare che forse si è sottovalutato il problema; le inchieste aperte in Calabria, in Sicilia e in Puglia hanno infatti evidenziato che un baco del sistema sussiste e sotto tale profilo forse una buona dose di responsabilità è da attribuire alle rassicuranti parole sugli «upgrade tecnologici del gioco legale e sicuro»;
quindi si parlerebbe di una punta di un iceberg che ha sottratto ai cittadini italiani più di un miliardo di euro e ne movimentava 4 e mezzo attraverso un giro di scommesse clandestine e poco trasparenti che però portavano il «sigillo» dell’Agenzia dei monopoli; in altre parole agivano con le slot machine e giochi on line che presentano il simbolo dei Monopoli di Stato, ma che sono connessi a una rete di controllo parallela. Con questo sistema non solo si è determinata una inaccettabile evasione dei Monopoli, ma sono a rischio i dati dei movimenti che fanno gli utenti giocando, innescando così un traffico ulteriore, quello della commercializzazione dei dati commerciali alla società marketing dei casinò sul web;
come noto l’Agenzia delle dogane e dei monopoli – Area monopoli è il garante della legalità e della sicurezza in materia di apparecchi e congegni da divertimento ed intrattenimento per assicurare la trasparenza del gioco; pertanto, a garanzia della legalità annovera tra i suoi compiti anche quello della vigilanza su: giochi numerici a quota fissa, giochi numerici a totalizzatore, giochi a base sportiva, apparecchi da intrattenimento, giochi di abilità, carte, sorte a quota fissa, lotterie, bingo e gioco a distanza;
infine, si occupa anche di fornire servizi telematici di trasmissione e di consultazione dati, di sovrintendere alle procedure per l’antiriciclaggio, la documentazione antimafia e quanto altro necessario per monitorare la questione sotto il profilo della legalità; tuttavia, nonostante le buone intenzioni, la questione della «longa manus» delle organizzazioni criminali non si riesce ad arginare, anzi, sembrerebbe essere la migliore fonte d’investimento per le «mafie 2.0»;
«la tecnologia delle piattaforme digitali non è una barriera invalicabile per la mafia. Figuriamoci il marchio “di garanzia” dei Monopoli di Stato sulle scommesse, regolarmente esposto dalle tre società concessionarie dell’azzardo on line colpite dall’inchiesta della Direzione nazionale antimafia;
si scopre dunque che la quasi totalità dei delitti sono intermediati dalla tecnologia oppure sono stati premeditati con la tecnologia, tanto che anche la mega infrastruttura digitale, sorvegliata dallo Stato – che dispone di una grossa società del Ministero dell’economia e delle finanze, la Sogei – è violabile e manipolabile; quindi, non si tratta più di un gioco che si muove sulla rete attraverso una inter-connessione, bensì di un gioco sorvegliato «da remoto».
Considerata anche l’urgenza e la particolare attualità politica della tematica, – chiedono gli interpellanti al MEF – se sia intenzione del Ministro interpellato avviare un’indagine interna per la verifica del sistema informatico della Sogei e sulla gestione e commercializzazione del flusso dei dati commerciali alle società di marketing dei casinò sul web; se intenda fornire chiarimenti circa quella che appare agli interpellanti una omessa vigilanza sul gioco, in generale, sul sistema informatico dei giochi d’azzardo on line, in particolare, e circa l’utilizzo improprio del simbolo dei Monopoli di Stato”.
PressGiochi