Alcune notizie recenti – afferma l’associazione Astro – impongono una riflessione sul gioco “lecito”, ma anche sulla sua stessa “compatibilità” con gli strani assetti della nostra società e del nostro
Alcune notizie recenti – afferma l’associazione Astro – impongono una riflessione sul gioco “lecito”, ma anche sulla sua stessa “compatibilità” con gli strani assetti della nostra società e del nostro Stato:
Dal 2000 al 2016 il “gioco pubblico” è esploso tramite una serie incessante di “invenzioni” e “relativa messa a bando” delle nuove forme di “gioco autorizzato”. Nel 2004, nel dettaglio, si sono introdotte le AWP, apparecchiature da gioco “con premio in denaro” (modesto-controllato-in moneta metallica), al fine specifico di soppiantare il videopoker clandestino con “le slot di Stato”, visto che, nel 2000, gli apparecchi “anarchici” avevano già raggiunto il numero di 800.000, con un volume di affari stimato in 20 mila miliardi di lire, e un bacino di utenza di svariati milioni di persone.
La mission “anti-proibizionista”, è stata dunque “erariale” e non culturale, di “emersione tributaria” e non di inquadramento del fenomeno in un percorso progressivo di responsabilizzazione delle “masse” a cui il gioco piace a prescindere dal fatto che sia lecito o illecito.
Le stesse ragioni che oggi “guidano” gli anti-proibizionisti su case-chiuse e droghe leggere , più che mai convinti che “gli introiti erariali sottratti a quelli illeciti” siano presupposti bastevoli. Lo possono essere sicuramente, ma solo per ottenere legalizzazioni controverse che in futuro generano “ripensamenti” e voglie di ritorno all’abolizionismo.
Forse è l’Italia che non può “permettersi” certi percorsi evolutivi (la rimozione dei proibizionismi lo sono sempre, se fatti bene, perché le società progrediscono quando sono responsabilizzate e non sedate dai divieti), perché non può permettersi di “spendere” tante energie per trasformare la collettività in una sede di pensiero libero e di innovazione, ovvero una entità a cui fornire risposte e non “capri espiatori” (colpevoli vicari).
Se si potesse abolire il gioco si creerebbe una grave danno alle finanze erariali, si chiuderebbe una industria da 150mila addetti, e 5000 imprese sane andrebbero in fallimento con un deterioramento di oltre 3 miliardi di esposizioni bancarie (sempre meno del conto-Monte Paschi), ma almeno si potrebbe “ripartire da zero”, in una situazione in cui chi ha usato il gioco per “non affrontare” i problemi del Paese sarebbero “fuori”, magari sostituiti da un nuovo contesto più simile a quello che ha permesso agli Stati uniti di voltare pagina dopo oltre un decennio di proibizionismo, grazie ad una “icona” della storia mondiale, quel Roosevelt che ha costruito la prima potenza del Mondo partendo da un ideale di libertà.
Sicuramente non conviene più a nessuno lo status quo:
Lo status quo non serve a nessuno. In questo contesto:
Un po’ di serietà imporrebbe un percorso diverso, difficile forse, ma sicuramente diverso da quello “non encomiabile” a cui stiamo assistendo. Forse ci vorrebbe un “Roosevelt in salsa europea” , ma non solo per il gioco ….
PressGiochi