Non più ludopatia, non più GAP o azzardopatia ma DGA, Disturbo da Gioco d’Azzardo. Si chiamerà così, secondo l’Osservatorio per il gioco d’azzardo patologico istituito presso il Ministero della salute
Non più ludopatia, non più GAP o azzardopatia ma DGA, Disturbo da Gioco d’Azzardo. Si chiamerà così, secondo l’Osservatorio per il gioco d’azzardo patologico istituito presso il Ministero della salute che ieri ha concluso il lavoro approdando alla redazione delle Linee di indirizzo su ‘Interventi di informazione, prevenzione, formazione, e definizione del Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale per le persone affette da Disturbo da Gioco d’Azzardo’.
Un documento che mette al primo posto la prevenzione e il coinvolgimento di tutte le realtà esistenti sul sociale e sul sanitario per far fronte al fenomeno.
Il gruppo di lavoro, che ha visto la partecipazione di personaggi quali Patrizia Saraceno, Nora Coppola, Paolo Merello, Marco Polizzi, Matteo Iori, Maurizio Fiasco, Onofrio Casciani, Pietro Valentini ed altri, non ha dimenticato di ricordare come “il gioco d’azzardo ha una storia antica quanto l’uomo e normalmente ha, da sempre, una finalità sociale e ricreativa. Tuttavia, in presenza di alcune variabili interagenti reciprocamente, può diventare un vero e proprio disturbo psichico ed evolvere verso una vera e propria dipendenza con conseguenze familiari, sociali, sanitarie ed economiche che necessitano di diagnosi, cura e riabilitazione”.
Nel documento oltre all’aspetto diagnostico per il trattamento del paziente, si affrontano in maniera importante gli aspetti legali alla prevenzione, vista come arma fondamentale per tenere sotto controllo l’attività di gioco, e vengono fornite alcune proposte che il legislatore dovrebbe valutare se l’obiettivo è davvero quello della tutela del giocatore. Non si parla di aumenti del preu, né di tassa della fortuna, nulla si legge su introduzione di nuovi giochi o messa al bando di concessioni che siano terrestri o online.
INTEGRAZIONE – Per l’Osservatorio, tutti gli interventi di prevenzione, formazione, e trattamento del Gioco d’Azzardo Patologico (G.A.P.), che saranno attuati, dovranno essere svolti in forma integrata tra i servizi pubblici e del privato sociale accreditato, del volontariato e delle Associazioni di auto aiuto della rete territoriale locale coinvolti nella tematica. “La costruzione di una rete territoriale – spiega il documento -è un elemento fondamentale per la costruzione di progetti di prevenzione e/o di riabilitazione a partire dalla quotidianità, dai pregiudizi e dagli stereotipi (ad es. il giocatore è un vizioso), dall’apertura di spazi di riflessione per la popolazione generale o mirati a fasce specifiche (gli adolescenti con interventi nella scuola, gli anziani con i centri di aggregazione sociale, gli extracomunitari con le comunità di immigrati).
Il Servizio Pubblico e il privato sociale accreditato pertanto, sono chiamati a integrare l’approccio (l’intervento) clinico, sia esso individuale, familiare o di gruppo, con un approccio di rete che favorisca il dialogo tra istituzioni pubbliche e private che a diverso titolo si occupano di gioco d’azzardo.
Si tratta di favorire la costituzione di un’equipe interistituzionale allargata che coniughi “il sapere dell’équipe clinica” con il ”sapere del territorio”. Lavorare a favore della promozione di una cultura del gioco responsabile e del reinserimento sociale dei giocatori patologici significa allora porre l’attenzione sulla salute e sulla quotidianità dei soggetti coinvolgendo in modo attivo la comunità intera”.
PREVENZIONE – Per quanto riguarda le linee tracciate, il cuore della proposta dell’Osservatorio sta nella prevenzione: serve quindi, innanzitutto condividere una definizione comune di prevenzione per poi mettere sul campo approcci promettenti su scala nazionale ed internazionale attraverso iniziative a carattere educativo e formativo, analisi del comportamento e azioni di formazione. Infine la prevenzione va attuata anche attraverso la regolazione della distribuzione delle vincite/perdite.
La Prevenzione del DGA è un’azione che mira a evitare che la popolazione, in generale, corra il rischio di sviluppare dipendenza patologica verso il gioco d’azzardo. Non esiste un “intervento risolutore” nelle strategie di prevenzione del DGA. Molte misure concorrono, in qualche modo, ad un effetto preventivo. Spesso si enfatizza l’intervento educativo (controlli interni) a scapito dell’intervento attraverso “misure” di policy specifiche (controlli esterni).
Come per altri comportamenti di dipendenza (compresi quelli con sostanze), risulta applicabile un approccio restrittivo (nel senso di “restringere l’accesso a…”), soprattutto se combinato con un approccio educativo. Tali misure, inoltre, hanno il pregio di essere continue nel tempo, mentre gli interventi educativi hanno, all’inverso, il problema di essere frammentati nel tempo e nello spazio.
Assai promettente risulta essere l’indirizzo di intervento che parte dalla analisi del comportamento di gioco per definire sistemi di interazione con il giocatore in grado di favorire una maggiore autoconsapevolezza dello stato di gioco.
Altrettanto centrale si ritiene essere il contributo che può fornire la formazione degli operatori dei servizi attraverso un ripensamento delle competenze degli operatori del cosiddetto “Front-Office”, nonché la formazione degli operatori delle sale da gioco.
Un ultimo contributo può venire dalla prevenzione attraverso la regolazione della distribuzione delle vincite/perdite e, nello specifico, del controllo del payback.
L’Osservatorio delinea anche un modello di intervento per le sale. “La base dell’efficacia dell’intervento è la non intrusività, l’ottica generale dell’aver cura del giocatore. L’approccio non dev’essere di tipo allarmistico/inibitorio e ogni tipo di azione non dovrà interrompere il processo di gioco. Per aumentare l’efficacia della prevenzione si potrebbe, ad esempio, intervenire con la somministrazione di una serie di messaggi di diversa natura, ripetuti, alternati tra pannello centrale di sala e postazioni di gioco (giocatore). I messaggi avranno cadenza diversa e ripetitività che non infastidisca per ritmo e frequenza la dinamica del gioco. Alcuni saranno solo centralizzati, altri personalizzati o forniti vicino alla postazione. Le frequenze e la tipologia dei messaggi potranno essere pilotate e modificate a seconda delle situazioni che via via si andranno creando.
La possibilità di rimozione dello stimolo da parte del giocatore è elevatissima, soprattutto se il contenuto è anche vagamente legato a toni che riguardino la responsabilità o la colpevolizzazione. In parte anche la consapevolezza. La sala dovrà comunque dare l’impressione di essere pronta per qualsiasi evenienza e per qualsiasi aiuto: «Siamo qui con te (e possiamo fornirti tutto quello che può servirti)». Questo è il messaggio di massima che dev’essere fornito, senza bisogno di esplicitarlo.
L’approccio qui proposto, dunque, non è neppure di tipo “persuasivo”, ma tende semplicemente a portare l’attenzione del giocatore su altri aspetti importanti della sua esistenza.
Purtroppo il giocatore potrebbe sentirsi ugualmente oggetto di una attenzione/cura che non desidera, per questo è importante che l’intervento sia monitorato continuamente attraverso un’analisi diagnostica delle attività di gioco che moduli questa funzione di spostamento dell’attenzione nella maniera meno intrusiva possibile, ma continuamente efficace. L’ergonomia della sala deve puntare solo al benessere del giocatore e favorirlo sul medio e lungo periodo.
La realizzazione di sistemi di monitoraggio e interazione nelle sale garantirà, in sintesi, il vantaggio di poter gestire interventi nel “contesto dell’ambiente di gioco”. Tali interventi (associati a quelli di sicurezza, tutela dei minori e così via) possono rappresentare un efficace modello di prevenzione a sostituzione o integrazione del solo criterio della distanza.
Modello di intervento per i sistemi online – Basandoci sulle attuali conoscenze riguardanti i processi neurologici e psicosociali che determinano l’insorgere delle dipendenze comportamentali e coerentemente con il principio di non intervento nella libera scelta dei cittadini, riteniamo – si legge nelle Linee guida – che i due fondamenti su cui basare un modello di intervento per i sistemi online consistano, da una parte, nell’implementare azioni di prevenzione piuttosto che di cura e, dall’altra, nel coinvolgere attivamente i giocatori nella gestione e nel monitoraggio del proprio comportamento di gioco. Ciò premesso, un qualsiasi intervento preventivo nell’ambito del gioco online dovrà essere finalizzato al potenziamento della resilienza sociale e individuale del giocatore, attraverso l’utilizzo di applicazioni software personalizzate e non intrusive che implementino sistemi di “self-management” in grado di supportare il giocatore nel corso delle sessioni di gioco.
L’utilizzo di sistemi di self-management, dimostratisi efficaci nel contrasto di altre forme di dipendenza, è giustificato dal fatto che le dipendenze da gioco sono sempre associate alla creazione di abitudini che si trasformano in esigenze esistenziali, provocando effetti neurofisiologici analoghi a quelli di una dipendenza da sostanze.
Ricerca e sperimentazione manifestano inoltre una convergenza verso specifici sistemi automatici di interazione e apprendimento.
Le raccomandazione dell’Osservatorio sono che l’attività di prevenzione con approccio legato all’analisi del comportamento di gioco, dovrebbe rispettare le seguenti linee guida generali:
A questo proposito sembrano promettenti alcune particolari azioni:
Sul fronte delle proposte normative: Auspicando un intervento che semplifichi e riordini tutto il comparto tenendo come obiettivo la tutela della salute dei “giocatori”, essendo il DL Balduzzi punto di partenza per arginare il fenomeno, l’Osservatorio raccomanda:
Proposte di modifica della normativa in materia di gioco pubblico
Al fine di rendere maggiormente efficace il sistema di tutela del gioco pubblico si propone di introdurre un Testo Unico in materia, nella prospettiva di semplificazione della normativa, anche mediante un intervento organico sull’impianto sanzionatorio, sia penale che amministrativo, prevedendo in particolare:
Conseguentemente, potrà essere introdotta l’applicazione della misura cautelare reale di cui all’art. 322 ter del codice penale (sequestro preventivo per equivalente) anche per i casi di sottrazione o evasione delle imposte connesse ai giochi; l’affidamento in giudiziale custodia alle Forze di Polizia (con facoltà d’uso, ovvero a titolo definitivo) delle attrezzature sottoposte a provvedimento cautelare, utilizzate per l’illecita attività (computer, stampanti, altro), per l’utilizzo nell’ambito di finalità istituzionali.
Si segnala, infine, che la legge 19 luglio 2013, n. 87, ha istituito la Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, con il compito, previsto all’articolo 1, di «accertare la congruità della normativa vigente e della conseguente azione dei pubblici poteri, formulando le proposte di carattere normativo e amministrativo ritenute opportune per rendere più coordinata e incisiva l’iniziativa dello Stato, delle regioni e degli enti locali e più adeguate le intese internazionali concernenti la prevenzione delle attività criminali, l’assistenza e la cooperazione giudiziaria, anche al fine di costruire uno spazio giuridico antimafia al livello dell’Unione europea e di promuovere accordi in sede internazionale».
La citata Commissione ha ben descritto e delineato nella relazione Comunicata alle Presidenze il 7 luglio 2016 articolate proposte per:
L’Osservatorio, infine, fa propria la relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e, per quanto di propria competenza, sollecita gli organi statali preposti a intraprendere ogni iniziativa utile al fine di risolvere le questioni e i problemi evidenziati nella citata Relazione.
PressGiochi
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