“Sono convinto della necessità di ripartire dall’accordo Stato Regioni firmato in sede di Conferenza Unificata, alla luce di quello che è successo in questi ultimi due anni. Se vogliamo ragionare
“Sono convinto della necessità di ripartire dall’accordo Stato Regioni firmato in sede di Conferenza Unificata, alla luce di quello che è successo in questi ultimi due anni. Se vogliamo ragionare seriamente di un riordino generale del gioco pubblico, quello è un punto di partenza.
Del resto c’è anche qualche disegno di legge presentato in Parlamento che riparte da lì.
L’obiettivo principale è di riordinare tutta la materia. Oggi ci si focalizza molto spesso su un aspetto, su una singola questione, un problema particolare… in genere, l’aumento della tassazione. Che poi è quello che è successo negli ultimi tempi. E gli aumenti della tassazione vengono presentati come se fossero una lotta al gioco”.
Lo ha dichiarato a PressGiochi Domenico Faggiani, Coordinatore tavolo Anci per le problematiche del gioco.
In effetti quello che diceva il direttore affari istituzionali di Codere, Marco Zega, è che spesso lo Stato considera gli operatori di gioco degli avversari mentre in realtà lavorano per suo conto. Per esempio all’osservatorio del gioco, istituito prima ai Monopoli e poi all’ Istituto Superiore di Sanità, tutti gli operatori di gioco sono stati esclusi. Come se a un tavolo Antimafia decidessereo di non invitare Totò Riina. Insomma degli avversari.
“È vero. Lo stato ha scelto a suo tempo l’utilizzo dei concessionari per il gioco che quindi operano per conto dello Stato non c’è motivo di vederli come controparte. Io questa domanda la rivolgo alla politica: perché vederli come degli avversari operano per conto dello Stato raccolgono il preu?
Ma dico di più: l’Osservatorio nazionale non prevede la presenza al tavolo degli operatori di gioco e neanche gli osservatori regionali la prevedono. Ma non è prevista la presenza nemmeno dei Monopoli”.
La politica sembra avere questo atteggiamento un po’ demonizzante anche seguendo l’onda emotiva. Insomma il politico fa campagna elettorale con la lotta all’azzardo. Ma poi, quando si va sul territorio, gli amministratori hanno lo stesso atteggiamento oppure, toccando con mano una realtà più sfaccettata, sono anche più realisti?
“Beh gli amministratori affrontano i problemi di tutti i giorni. Ecco perché come Anci stiamo facendo queste iniziative territoriali e vogliamo coinvolgere e sensibilizzare gli amministratori per fare da supporto. Perché ci rendiamo conto delle difficoltà di sindaci e assessori quando devono affrontare le problematiche che si trovano di fronte. A volte devono prendere delle decisioni ed emanare dei provvedimenti che magari finiscono con l’avere effetti opposti a quelli auspicati. E poi hanno dovuto fare marcia indietro. Insomma non conoscere bene la problematica porta ad assumere posizioni errate”.
Quindi, questi due tre anni di iniziative un po’ estemporanee, magari poco felici, hanno per lo meno prodotto una sensibilizzazione per l’approfondimento della materia?
“Sì. Non a caso l’Anci ha accettato la mia proposta di creare questo tavolo tecnico nel quale affrontare insieme le problematiche che sono di carattere nazionale per il riordino ma sono anche problematiche locali perché ci sono le leggi regionali. E magari il sindaco si trova ad espellere il gioco legale dal territorio semplicemente applicando la legge regionale”.
Un assessore regionale della precedente legislatura, in Lombardia alla domanda precisa su cosa avrebbe fatto se un suo provvedimento avesse eliminato il gioco dal suo territorio ha risposto “certamente non mi butterei da un ponte”.
“Alcuni amministratori si preoccupano spesso del problema della presenza del gioco legale ma eliminandolo si apre la porta a tutto quello che c’è dietro la legalità”.
PressGiochi